martedì 4 marzo 2014

Oltre il Giardino
Rubrica Settimanale di Italia Nostra Sezione Isola d’Elba e Giglio
A cura di Cecilia Pacini su invito di TeleElba - 4 marzo 2014
Inizia da oggi una serie settimanale di interventi che ITALIA NOSTRA SEZIONE ISOLA D’ELBA E GIGLIO, su cortese invito e collaborazione con TeleElba, proporrà su temi legati alla nostra attualità e alla nostra realtà, tutti collegati tra loro da un’unica idea ispiratrice, cioè la cura del Verde Pubblico, inteso in senso lato, non come semplice lezione di orticultura, o di giardinaggio, ma di qualità della vita.  La serie ha il titolo OLTRE IL GIARDINO, preso in prestito dal titolo di lezioni tenute anni fa da una nostra socia, architetto del paesaggio Maria Pia Cunico, che ci segue in questa iniziativa.
Si tratterà di andare in giro per Portoferraio, o per l’Elba, con un occhio attento a quello che per noi è prioritario: il benessere e la cultura del bello, che assecondi la morfologia dei nostri posti, le abitudini della popolazione ad una natura complice e non da sottomettere, la cura dei luoghi pubblici quale priorità assoluta, il senso di responsabilità che ci accomuna.
L’associazione nazionale ITALIA NOSTRA ha numerosi esempi di cultura del verde e lotta al degrado, nelle varie campagne di sensibilizzazione sul paesaggio.   I “Paesaggi Urbani”, cita il nostro sito, “non sono fatti solo di pietre e di fisicità, ma anche di uomini vivi: anzi, di società.  Gli uomini hanno bisogno di storia e di bellezza, ma anche di spazi in cui essere società nei quali incontrare, scambiare, frequentare il vicino e il simile ma anche il lontano e il diverso, il forestiero.”  
È importante che ognuno di noi contribuisca attivamente a rendere più vivibile la città con un impegno e consapevolezza crescenti.  Da parte nostra siamo sempre disponibili a un confronto costruttivo e ci auguriamo che una reazione e delle risposte possano essere generate dalle osservazioni ogni volta presentate.
La prima puntata nasce con la nostra visita al porto commerciale nella sua dimensione reale, lungo il percorso che ha visto passare generazioni dalle sue sponde, e ne vuole provocare l’attenzione con il segno visibile dei suoi moli, per rendere percepibile la posizione centrale di collegamento tra il centro storico del capoluogo, le vie commerciali esterne al centro, e la zona decentrata commerciale/industriale.  Lungo il percorso identificheremo alcuni punti critici, di disagio, e proporremo soluzioni pratiche, idee, proposte, provocazioni.  
Serve una regia verde, che però non comprenda e isoli il porto, ma serva da elemento di collegamento tra la zona storica; i giardini delle Ghiaie, primo parco cittadino; le vie commerciali cittadine quali via Carducci e via Manganaro, immaginandole dei grandi viali alberati votati allo shopping; la zona “nuova”, propriamente industriale e commerciale, che dovrebbe essere facilmente raggiungibile e unita al resto della città dallo stesso comun denominatore: il verde urbano.  Il porto insomma dovrebbe diventare il primo parco cittadino.
Bisogna anche essere coraggiosi, come dice l’arch. Pejrone, avere il coraggio di drastiche decisioni: i nostri giardini, i nostri viali di Portoferraio non possono diventare l’ospizio di piante in difficoltà, un giardino deve essere felice e sano, rigoglioso e robusto.  Non si può stare in giardino sempre con gli occhi bassi per non soffrire. Bisogna esigere dai nostri amministratori il rispetto degli alberi, e soprattutto bisogna essere in tanti, perché i nostri politici, come ricorda il prof. Longhi, non onoreranno gli alberi finché la maggioranza di noi cittadini non lo chiede.
Intorno al Museo Branly di Parigi, il museo delle arti primitive, è stata creata un’area verde che è una vera scenografia, un completamento del museo che la ospita. L’architetto che ha progettato l’edificio, il più innovativo tra i paesaggisti contemporanei, ha concepito questa zona verde come un territorio piuttosto che un’architettura, e ha voluto mimetizzare il palazzo tra una vegetazione molto densa.  Uno spazio dominato dalle erbe, con oltre 50 varietà di erbacee e arbusti coprisuolo.   Le piante scelte sono tutte capaci di resistere al clima parigino senza soffrire.  Questa, racconta, è stata la prima preoccupazione per un giardiniere planetario, colui che coltiva il futuro del pianeta: lavorare ‘con’ e il meno possibile ‘contro’ la natura, per ridurre quasi completamente la manutenzione dei giardini, comprese le annaffiature.  Questo giardino che assomiglia a una foresta inneggia all’uguale dignità di tutte le culture del mondo, si apre alla città da ogni lato e invita i cittadini a fruirne liberamente. Complessivamente, l’area verde copre 18mila metri quadrati.  A qualcuno può venire in mente una similitudine con il nostro grattacielo, se mai si riuscisse a ricoprirlo di verde, e al nostro porto?
Questo architetto paesaggista ha rivoluzionato l’estetica e la concezione del giardino grazie ad una visione attenta alla bellezza della natura, non più intesa in senso pittorico, ma come meravigliosa interazione tra esseri viventi.  Sostiene l’importanza degli spazi urbani abbandonati, che ha chiamato “terzo paesaggio”, oasi di biodiversità e di insetti.  Che cosa c’è di più abbandonato da noi delle nostre rotonde e del nostro cosiddetto verde cittadino?
La trasmissione andrà in onda il giovedì dopo il telegiornale serale e sarà ripetuta la domenica dopo il telegiornale giornaliero.  Ogni puntata sarà visionabile anche all’interno del sito della nostra Sezione.


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