Oltre il Giardino
Rubrica Settimanale di Italia Nostra Sezione Isola
d’Elba e Giglio
A cura di Cecilia Pacini su invito di TeleElba - 4
marzo 2014
Inizia da oggi una serie settimanale di interventi che ITALIA NOSTRA
SEZIONE ISOLA D’ELBA E GIGLIO, su cortese invito e collaborazione con TeleElba,
proporrà su temi legati alla nostra attualità e alla nostra realtà, tutti
collegati tra loro da un’unica idea ispiratrice, cioè la cura del Verde
Pubblico, inteso in senso lato, non come semplice lezione di orticultura, o di
giardinaggio, ma di qualità della vita.
La serie ha il titolo OLTRE IL GIARDINO, preso in prestito dal titolo di
lezioni tenute anni fa da una nostra socia, architetto del paesaggio Maria Pia
Cunico, che ci segue in questa iniziativa.
Si tratterà di andare in giro per Portoferraio, o per l’Elba, con un
occhio attento a quello che per noi è prioritario: il benessere e la cultura
del bello, che assecondi la morfologia dei nostri posti, le abitudini della
popolazione ad una natura complice e non da sottomettere, la cura dei luoghi
pubblici quale priorità assoluta, il senso di responsabilità che ci accomuna.
L’associazione nazionale ITALIA NOSTRA ha numerosi esempi di cultura del
verde e lotta al degrado, nelle varie campagne di sensibilizzazione sul
paesaggio. I “Paesaggi Urbani”, cita il
nostro sito, “non sono fatti solo di pietre e di fisicità, ma anche di uomini
vivi: anzi, di società. Gli uomini hanno
bisogno di storia e di bellezza, ma anche di spazi in cui essere società nei
quali incontrare, scambiare, frequentare il vicino e il simile ma anche il
lontano e il diverso, il forestiero.”
È importante che ognuno di noi contribuisca attivamente a rendere più
vivibile la città con un impegno e consapevolezza crescenti. Da parte nostra siamo sempre disponibili a un
confronto costruttivo e ci auguriamo che una reazione e delle risposte possano
essere generate dalle osservazioni ogni volta presentate.
La prima puntata nasce con la nostra visita al porto commerciale nella
sua dimensione reale, lungo il percorso che ha visto passare generazioni dalle
sue sponde, e ne vuole provocare l’attenzione con il segno visibile dei suoi
moli, per rendere percepibile la posizione centrale di collegamento tra il
centro storico del capoluogo, le vie commerciali esterne al centro, e la zona
decentrata commerciale/industriale.
Lungo il percorso identificheremo alcuni punti critici, di disagio, e
proporremo soluzioni pratiche, idee, proposte, provocazioni.
Serve una regia verde, che però non comprenda e isoli il porto, ma serva
da elemento di collegamento tra la zona storica; i giardini delle Ghiaie, primo
parco cittadino; le vie commerciali cittadine quali via Carducci e via
Manganaro, immaginandole dei grandi viali alberati votati allo shopping; la
zona “nuova”, propriamente industriale e commerciale, che dovrebbe essere facilmente
raggiungibile e unita al resto della città dallo stesso comun denominatore: il
verde urbano. Il porto insomma dovrebbe
diventare il primo parco cittadino.
Bisogna
anche essere coraggiosi, come dice l’arch. Pejrone, avere il coraggio di
drastiche decisioni: i nostri giardini, i nostri viali di Portoferraio non
possono diventare l’ospizio di piante in difficoltà, un giardino deve essere
felice e sano, rigoglioso e robusto. Non si può stare in giardino sempre
con gli occhi bassi per non soffrire. Bisogna esigere dai nostri
amministratori il rispetto degli alberi, e soprattutto bisogna essere in tanti,
perché i nostri politici, come ricorda il prof. Longhi, non onoreranno gli
alberi finché la maggioranza di noi cittadini non lo chiede.
Intorno
al Museo Branly di Parigi, il museo delle arti primitive, è stata creata
un’area verde che è una vera scenografia, un completamento del museo che la
ospita. L’architetto che ha progettato l’edificio, il più innovativo tra i
paesaggisti contemporanei, ha concepito questa zona verde come un territorio
piuttosto che un’architettura, e ha voluto mimetizzare il palazzo tra una
vegetazione molto densa. Uno spazio dominato dalle erbe, con oltre 50
varietà di erbacee e arbusti coprisuolo.
Le piante scelte sono tutte capaci di resistere al clima parigino senza
soffrire. Questa, racconta, è stata la prima preoccupazione per un
giardiniere planetario, colui che coltiva il futuro del pianeta: lavorare ‘con’
e il meno possibile ‘contro’ la natura, per ridurre quasi completamente la
manutenzione dei giardini, comprese le annaffiature. Questo giardino che
assomiglia a una foresta inneggia all’uguale dignità di tutte le culture del mondo,
si apre alla città da ogni lato e invita i cittadini a fruirne
liberamente. Complessivamente, l’area verde copre 18mila metri
quadrati. A qualcuno può venire in mente una similitudine con il nostro
grattacielo, se mai si riuscisse a ricoprirlo di verde, e al nostro porto?
Questo
architetto paesaggista ha rivoluzionato l’estetica e la concezione del giardino
grazie ad una visione attenta alla bellezza della natura, non più intesa in
senso pittorico, ma come meravigliosa interazione tra esseri viventi.
Sostiene l’importanza degli spazi urbani abbandonati, che ha chiamato “terzo
paesaggio”, oasi di biodiversità e di insetti. Che cosa c’è di più
abbandonato da noi delle nostre rotonde e del nostro cosiddetto verde
cittadino?
La
trasmissione andrà in onda il giovedì dopo il telegiornale serale e sarà
ripetuta la domenica dopo il telegiornale giornaliero. Ogni puntata sarà visionabile anche
all’interno del sito della nostra Sezione.
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